Vorrei vedere le tue mani, i tuoi occhi, il tuo volto Madre nostra. Mani, occhi e volto che vorrei fossero i miei. Che sarebbe bello fossero sempre i nostri.
Vorrei vedere le tue mani, Maria madre mia.
Un figlio conosce bene le mani della madre. Le tue, per me, sono una presenza tangibile seppur invisibile e vorrei vederle, almeno una volta.
Non quelle bianche, affusolate, delicate, nobili delle statue e dei dipinti, ma le tue.
Vorrei vederle e scoprirvi i segni del tempo, del lavoro, del gelo degli inverni, del caldo delle estati. Quella pelle scura, un po’ di grinze, i calli sulle palme, qualche cicatrice. Mani un po’ sfatte, mani consumate, mani vere.
Come profetesse mi parlerebbero di te, del tuo essere donna, ebrea, madre di Dio.
Mi racconterebbero del tempo di Nazaret, col suo ripetersi lento e silente di opere e giorni. Mi rivelerebbero una fedeltà fatta di mense quotidianamente imbandite, abiti rammendati, pagliericci riassestati.
Mi insegnerebbero la materna sapienza dell’accarezzare, sollevare, medicare, imboccare, pulire, vestire, spingere, frenare. Mi farebbero intuire la potenza del loro stringersi per la supplica e contemplare la bellezza del loro muoversi nel canto – o ballo? – del Magnificat. Mi indicherebbero la via di un’intimità d’affetti veri e puri.
Vorrei vedere quelle mani che hanno preso il Figlio di Dio dal legno della mangiatoia e da quello della croce e non mi ingannerei più circa la verità dell’amore che dà la vita.
Mani tue Madre mia, mani che vorrei fossero le mie.
Vorrei vedere i tuoi occhi, Maria madre mia. Un figlio conosce bene gli occhi di sua madre. Sento su di me il tuo sguardo buono, eppure i tuoi occhi non li vedo.
Come vorrei vederli! Non quelli finti che ti han dato i pittori, azzurri, eterei e plastificati, ma i tuoi. Mi piacerebbe almeno una volta affrontare la loro profondità bruna da donna ebrea, contemplare le rughe che li contornano facendoli intensi, constatare che anche tu – sì anche tu – porti in loro i segni di notti insonni e dolori nascosti.
Come un album di memorie mi parlerebbero di te, del tuo essere donna, ebrea, madre di Dio.
Mi racconterebbero dei giorni di Betlemme quando per la prima volta si posarono su Colui che è la Luce del mondo. Mi rivelerebbero la tua verità di madre che già capiva che non gli avrebbe più tolto gli occhi di dosso.
Mi insegnerebbero la materna sapienza del vedere il bisogno, dell’intuire il cuore dallo sguardo dell’altro, del vedere bello anche ciò che non lo è, di saper sempre “chiudere un occhio”. Mi farebbero imparare la tua mistica capacità di intuire l’invisibile e intendere l’eterno. Mi indicherebbero la via di sguardi trasparenti e sinceri.
Vorrei vedere quegli occhi feriti dallo strazio del Crocifisso e guariti dalla luce del Risorto e non mi ingannerei più circa l’eternità dell’amore che dà la vita.
Occhi tuoi Madre mia, occhi che vorrei fossero i miei.
Vorrei vedere il tuo volto, Maria madre mia.
Un figlio conosce bene il viso di sua madre. Sento che il tuo cerca il mio, ma non ti vedo ancora.
Vorrei vedere il tuo volto! Non certo quello trasparente e diafano sognato dagli artisti, ma il tuo. Che bello sarebbe stare davanti al tuo volto scurito dal sole d’Israele, intuire nei tratti dolci ma decisi la tua identità profonda di figlia di Sion, interpretare la mappa della tua storia marcata nelle pieghe della pelle.
Come un cantastorie mi parlerebbe di te, del tuo essere donna, ebrea, madre di Dio.
Mi racconterebbe di quel giorno di primavera in cui un viso a viso dal sapore eterno seppe renderti feconda. Mi rivelerebbe la dolce fermezza dei tanti “Figlio perché ci hai fatto questo?”.
Mi insegnerebbe il coraggio fiducioso di chi sa metterci la faccia e affronta la feroce malignità degli uomini a viso aperto. Mi farebbe incontrare il duro ma onesto maestro del tempo che incide le sue lezioni nella carne. Mi introdurrebbe ai segreti di chi ha avuto sempre una parola e un volto solo.
Vorrei vedere quel volto semplice, raggiante della medesima bellezza del suo stesso figlio, e non mi ingannerei più circa la beatitudine della vita nell’amore.
Volto tuo Madre mia, volto che vorrei fosse il mio.
Vorrei vedere le tue mani, i tuoi occhi, il tuo volto Madre nostra. Mani, occhi e volto che vorrei fossero i miei. Che sarebbe bello fossero sempre i nostri.