«Una grande gioia». Riflessioni biblico-letterarie sulla nascita di Gesù.
Secondo di 4 incontri di Avvento sui Vangeli dell'infanzia tra Bibbia e Letteratura
Secondo approfondimento di quattro sui Vangeli dell’infanzia, proposti alla Comunità Pastorale Madonna del Rosario di Lecco come percorso d’Avvento 2022.
Gli interventi prevedono una parte biblica sempre proposta da don Cristiano Mauri e una letteraria offerta in questo caso da Maria Teresa Milano.
Ascolta la registrazione della serata
«Una grande gioia». La nascita di Gesù.
1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".
15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: "Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.(Lc 2, 1-21)
Lettura del testo
Premesse
È bene ricordare che questi testi non sono testi qualsiasi, ma hanno una genesi ben precisa caratterizzata da due componenti.
La prima è il fatto che nascono da un'esperienza di fede, cioè sono testi che mettono radici nella vita concreta di alcune persone che, con i loro cuori, le loro teste, le loro relazioni, la loro volontà, le loro decisioni e le loro da azioni ha tentato di far spazio nella propria vita al messaggio di Gesù Cristo.
Ci hanno provato concretamente, in una circostanza, in un tempo, in un contesto storico, in un luogo, in una situazione ben definiti e dall'interno di quel piccolo mondo hanno raccolto la loro esperienza di uomini e donne che hanno provato a prendere sul serio il Vangelo.
Questo impegno ha consentito loro di avere una comprensione propria e originale degli insegnamenti di Gesù, quella che intendono consegnarci con lo scritto che compongono e che chiamiamo Vangelo di Luca.
Il secondo aspetto è il fatto che, nel fare tutto ciò, non si muovono a caso, ma lo fanno appoggiandosi a tradizioni che altri già hanno costruito riguardo a Gesù e confrontandosi con la loro esperienza discepolare. Vediamo così Luca e gli altri utilizzare fonti che già circolavano, raccolti di detti di Gesù, racconti della passione, dei miracoli, delle parabole ecc... per fare un lavoro di redazione e in parte di riscrittura che potesse restituire la loro comprensione di fede rigaurdante Gesù e il suo insegnamento.
Quando si leggono questi i testi dobbiamo sempre tener presente questi due aspetti, mettendoci in ascolto dell'esperienza di fede che ci viene raccontata e rispettando il più possibile la loro natura, tentando di ricostruire, per come è possibile, anche la formazione letterarie.
Se facciamo questo esercizio sul racconto della nascita di Gesù secondo Luca, siamo subito costretti a dire che questo testo è costruito da Luca facendo un puzzle, cioè prendendo pezzi di tradizioni diverse e intrecciandole per metterle a servizio della sua personale visione.
Per la storia delle tradizioni, infatti, il testo presente non è il seguito dell'Annunciazione ma è parte di un altro testo.
Nella tradizione, l'Annunciazione doveva essere seguita da un racconto di nascita secondo la forma promessa-compimento ambientato a Nazaret e non a Betlemme.
Di esso rimane qualche traccia nei vv. 6-7 e 21.
Ma l'unico luogo di nascita plausibile per un messia era Betlemme, così Lc sposta la coppia in Giudea con la scusa del censimento.
Se si considera il testo con attenzione, i due episodi - Annunciazione e Nascita - nella forma in cui Luca li presenta appaiono indipendenti.
Maria viene presentata come se il lettore non la conoscesse e lei stessa non pare comprendere l'avvenimento fino all'arrivo dei pastori. Nessuna menzione della nascita verginale o del concepimento miracoloso. Maria e Giuseppe appaiono come una coppia qualsiasi.
Dentro il racconto della nascita, Luca incastona poi un altro episodio, sostanzialmente autonomo e chiaramente distinto, seppur ovviamente intrecciato con il resto.
È un racconto di annuncio con apparizione angelica che si svolge in tutt'altra scena, in un altro contesto, con altre dinamiche e che chiama in causa temi diversi dal racconto della nascita.
Il contrasto tra i due episodi è fortissimo e Luca lo costruisce volutamente.
I toni della nascita sono modesti, ordinari, molto umani. Per certi aspetti anche un po' cupi, considerrando le difficoltà che la coppia incontra a confronto con lo splendore perfetto della Gloria che appare ai pastori e con la gioia che accompagna il canto degli angeli.
Da una parte c'è il grande affresco della notte dei pastori con la gloria di Dio, il coro angelico, la luce, lo stupore, tutto il divino che esplode. Mentre dall'altra c'è tutto l'umano, con la sua miseria, con la sua fragilità, la sua pochezza.
In questa costruzione di Luca dobbiamo leggere qualche esperienza che ha fatto la sua comunità. Quindi qualcosa che ha a che fare con la cruda carnalità dell'esperienza umana e al tempo stesso con la presenza del Regno di Dio, cioè il divino presente dentro la storia.
Luca ci sta già dicendo che non era uno scherzo l'umanità che hanno visto in Gesù. L'esperienza umana del Figlio di Dio non era finta, la durezza della mangiatoia e la durezza della Croce non erano una pantomima, la freddezza riservata alla presenza del Figlio di Dio era qualcosa di estremamente reale.
Entriamo dunque nel vivo del testo.
Sotto l'imperatore Augusto (vv. 1-5)
L'apertura è un grande apertura storica.
Luca ama fare queste introduzioni storiche ma, per quanto voglia darsi il tono dello storico, è spesso impreciso, dice delle cose che sono un po' fuori contesto, non fa quadrare bene i conti cronologici.
Questo però non è così importante perché a Luca in fondo non interessa proprio la precisione del dato, bensì il senso delo sfondo storico. Questo è il modo con cui ci dice che è Storia ciò di cui ci sta parlando.
Non sono storielle ma qualcosa che ha a che fare con le questioni della nostra storia, i problemi della nostra vicende.
Il Regno di Dio non è affatto evanescente, ma a che fare con il concreto del tempo presente.
Cosa troviamo nell'apertura?
A. la proclamazione dell'editto e la sua applicazione.
B. il caso dei due di Nazaret.
A.
Il riferimento all'editto imperiale è certo di carattere cronologico (Lc ama le date) ma non solo, costituisce lo sfondo della vicenda che così prende le dimensioni dell'intero impero.
Inoltre, in questo modo, la nascita è un'istanza polemica nei confronti delle politiche imperiali, in special modo rispetto all'uso della venerazione religiosa del sovrano, molto forte in Oriente.
D'altra parte, l'insistenza sull'obbedienza di Maria e Giuseppe, ha di mira i gruppi zeloti.
Lc non fa telogia politica, ma critica le idelogie che la fanno.
Il censimento rispondeva a esigenze fiscali e militari.
La Bibbia mostra con Davide il pericolo insito in ogni censimento: contare sulle proprie forze (del popolo) e non su Dio.
In Israele c'era ostilità verso i censimenti perché costituiva uno scendere a patti con il nemico.
Effettivamente Augusto aveva una certa propensione ai censimenti, anche se non ne fece mai per tutto l'impero. Ma a Lc serve solo il pretesto e la costruzione di una cornice storica precisa e infatti utilizza la norma di applicazione dell'editto come causa del viaggio in Giudea.
B.
I censimenti del tempo si facevano nel luogo di domicilio e non di nascita. Lc ne è certamente a conoscenza, ma la trascura per fini narrativi conducendo Maria e Giuseppe a Betlemme. Ha bisogno che Gesù nasca lì per dire che il Messia.
Commetto un errore, quindi? No, non commette un errore, sa bene quello che sta facendo e sa bene che chi legge, al tempo di Luca, noterà l'errore e dunque si interrogherà a riguardo, affrontando la quesitone della messianicità di Gesù.
Dunque chiedersi se sia davvero nato a Betlemme o a Nazareth davanti a questo testo ha poco senso. Luca sta dicendo attraverso la città in cui fa nascere Gesù, che quello è il Messia. Questo ci deve bastare e non dobbiamo fare al testo domande alle quali non aveva nessuna intenzione di rispondere.
La loro presenza nella cittadina Giudea resta dunque nei fatti non verificabile, nonostante esistano testimonianze extratestamentarie e tradizioni orali popolari molto antiche a riguardo.
Giuseppe prende l'iniziativa come capo famiglia e il focus del racconto è tutto su di lui.
Di Maria viene detto solo incidentalmente che lo accompagna e che è incinta.
Di per sé si tratta di una notizia che dovrebbe scioccare chi legge: che un fidanzato viaggi con la fidanzata per giunta incinta. La loro condizione non permetteva nulla del genere. Lc lo sa e provoca il lettore.
Dunque c'è una grande cornice storica e poi una storia da da niente, una famiglia, un viaggio e una nascita. Una cosa ordinaria che poteva capitare a chiunque. Una vicenda che non ha alcun valore.
Il contrasto tra la grandeur dell'impero e la miseria di questa storia è molto forte, voluto e polemico: pensi che il figlio di Dio sia afferrabile in un censimento? Sì, si è fatto afferrare sul serio, ma non si deve pensare di afferrarlo fino in fondo, perché c'è in gioco qualcos'altro che la fragilità di quel bimbo. L'impero pensa di essere grande? Ma quello che è grande è un altro! Ciò che appare grande è piccolo e quello che appare piccolo sarà grande.
Il gioco paradossale di questo contrasto è davvero bellissimo.
La nascita (vv. 6-7.21)
Una volta sul luogo, si compie il tempo.
Non si tratta di alcun compimento teologico o sacro, ma di un termine naturale e meramente umano. Si tratta di una vera gravidanza e di una vera nascita. Fin qui non v'è traccia d'altro e soprattutto non v'è nessun miracolo.
Non compaiono nel testo fin qui interventi divini di alcun genere che intendano narrare il parto come parto eccezionale. Nulla che sembri voler risparmiare a Maria tutto ciò che un parto normale comporta (dolori, fatiche, paure, angoscia, fragilità, rischio della vita...).
Non vi sono cenni alla verginità né al concepimento miracoloso. Nulla di particolarmente sacro se non ciò che di sacro c'è in ogni nascita.
Non c'è traccia qui delle sovrastrutture teologiche che verranno successivamente proiettate su Maria e sulla nascita del bambino.
Qui c'è tutta la crudezza, la concretezza, l'essenzialità carnale dell'umano che viene al mondo.
Si prepara il terreno al contrasto clamoroso con l'annuncio ai pastori.
Il nato è detto «primogenito», con un termine che biblicamente richiama la nascita dei padri o l'esistenza di Israele stesso quale primogenito di Dio.
L'uso qui intende principalmente stabilire un rapporto di privilegio con Dio e non immediatamente con futuri fratelli e sorelle.
Il v. 21 che conclude la vicenda della nascita, vede Gesù venire integrato nel popolo della promesso con il segno dell'allenza con Dio. Ma è un tema che Lc non intende approfondire.
La stessa assegnazione del nome viene rapidamente liquidata da Lc che si sofferma solo sull'obbedienza al comando dell'angelo più che sul significato del nome stesso.
Ci sarà un episodio intero in cui collocherà i temi legati al nome: quello dell'incontro con Simeone.
Rispetto al luogo della nascita e a tutta l'enfasi tradizionale sul Figlio di Dio nato come poverello, quel che si può affermare è che il termine tradotto con «alloggio» fa riferimento qui a un generico locale di una casa privata.
L'impossibilità ad essere ospitati sembra condurli a utilizzare lo spazio dedicato al ricovero del bestiame, posto a fianco dell'abitazione o, nel caso delle piccole case rurali, dentro la stessa casa.
Colpisce che Lc non si dilunghi oltre sul racconto della nascita, passando invece alla vicenda dei pastori. Così sappiamo meno su Gesù e più sugli effetti della sua nascita.
Cosa capita dunque all'umanità con la nascita di questo bambino?
I pastori (vv. 8-13)
Il cambio di scena è repentino, rapido da sembrare cinematografico.
Siamo improvvisamente altrove: siamo all'aperto, in campagna, non più una famiglia raccolta ma dei lavoratori all'opera. Una scena diversa ma apparentemente ancora molto umana.
Senza prevviso, irrompe il divino con una forza e un effetto sorpresa straordinari: ecco gli angeli e con loro la Gloria di Dio.
Il ruolo dei pastori non è così facilmente interpretabile.
Sebbene non manchino testi rabbinici in cui sono considerati come gente, non solo di basso livello sociale, ma anche di pessima reputazione, di cui diffidare e da cui tenere le distanze, va detto che nell'ambito biblico hanno un'immagine positiva.
L'annuncio dell'angelo allarga con loro la platea di quelli che sono a conoscenza della venuta del Messia, fin qui ristretta alla sola famiglia di Nazaret. Al di là delle speculazioni sulla reputazione dei pastori, è evidente il paradosso della scelta dell'angelo: le corti sono all'oscuro, il popolo viene coinvolto.
Insieme all'angelo, arriva la Gloria di Dio: in quell'«oggi» il Regno di Dio si avvicina.
Non è un dettaglio di poco conto che essa non avvolga la mangiatoia, bensì l'angelo e le sue parole. È la Parola di Dio che irradia la gloria. Non direttamente la storia degli eventi umani e mortali.
La storia umana ha i caratteri del dramma della fragilità, della Croce, e davvero quella mangiatoia richiama il Calvario.
C'è bisogno dunque di una parola per illuminare la storia, perché altrimenti rimane opaca, scura e drammatica. Ci vuole una parola che educhi a guardare quella storia da un'altra prospettiva, che aiuti a leggervi una presenza altrimenti indecifrabile.
C'è una parola che scende, che illumina la storia e chiede di essere accolta, perché poi la storia diventi a sua volta luminosa.
Davanti alla Gloria c'è il timore grande tipico del contatto con il divino.
Al timore si agganciano le parole dell'angelo che, secondo lo schema classico, rassicura attraverso il contenuto dell'annuncio, per il presente e per il futuro.
Prima ancora di esprimere il messaggio, lo qualifica come buona notizia usando il verbo tecnico (εὐαγγελίζω) fedele alla radice anticotestamentaria ma anche in polemica con l'uso ideologico romano e greco.
La gioia viene particolarmente sottolineata e amplificata. Sarà presente anche alla fine della vicenda di Gesù con la resurrezione. Inclusione che indica come l'opera di Dio non intenda dare altro che pace e beatitudine al popolo.
Qual è l'effetto della nascita di questo bambin?
È portare una parola che illuminerà la storia e che consegnerà agli uomini il dono della gioia e della pace.
Che cosa annunciano gli angeli all'umanità? Annunciano ciò che è la volontà di Dio: che l'umanità sia felice e in pace. Questa è la volontà di Dio.
Il «per voi» rivolto ai pastori viene colto da chi legge in tutta la sua portata cristologica e sta in tensione tanto con «oggi» che con il titolo assegnato dall'angelo: «salvatore».
Il lettore viene chiamato in causa: quella parola realizzata una volta, si attualizza nel suo ascolto e nel suo riconoscimento di Gesù quale proprio Salvatore.
«Salvatore» era un titolo dal grande significato politico al tempo di Lc. Il fatto che nella prima attività Gesù viene descritto come guaritore, libererà il campo da ogni strumentalizzazione politica.
La localizzazione nella Città di Davide ha lo scopo di dare compimento alla profezia di Michea.
Il doppio titolo Cristo-Signore serve a sottolineare davanti al mondo greco la signoria assoluta, mantenendo il legame con l'Unto dell'Antico Testamento.
Segue l'offerta non richiesta di un segno. Affidarsi ad esso senza nulla d'altro, singifica lasciare a Dio l'indipendenza del suo agire e, insieme, riconoscere la realtà della sua azione nel mondo.
Paradossale che qui segno e ciò che è significato sono la stessa cosa: Gesù bambino è segno di Gesù quale messia salvatore.
Proprio per questo il contrasto con la mangiatoia è molto forte. La pochezza del segno è l'unico segno concesso.
Le corrispondenze con le circostanze della morte sono chiare.
La lode degli angeli (vv. 13-14)
L'esercito angelico viene introdotto da Lc con funzione di commmento e insieme di coro finale.
Il canto angelico porta la rivelazione su Gesù nel contesto dell'alleanza tra Dio e il popolo.
La gloria di Dio si irraggia sull'umanità con il dono della pace, caratteristica dell'alleanza.
La nascita conclude una pace e apre una storia di ulteriori impegni e azioni di alleanza e di pace da parte di Dio.
Nonostante le interpretazioni moraleggianti dovute alla traduzione latina «uomini di buona volontà», il Dio lucano trabocca di affetto. Il dono della pace è il frutto di un moto d'amore incontenibile che attende di essere riconosciuto e ricambiato.
La visita dei pastori (vv. 15-20)
La descrizione della scoperta del segno risulta scarna se paragonata alla solennità dell'annuncio. L'essenziale per Lc sono le parole degli angeli e quel che fanno i pastori è meno rilevante. Sarà tutta la vita di Gesù a confermare le parole angeliche.
Il resta della visita non ha particolari degni di nota eccetto che per l'atteggiamento di Maria.
I due verbi che descrivono la sua reazione (conservare/trattenere e valutare/interpretare) sono pregnanti.
La reazione è anzitutto un fissare nella memoria il momento, un atto che dice la volontà di corrispondere nello spirito al contenuto della fede.
Inoltre, Maria si dà da fare per penetrare quel che è avvenuto, con una valutazione che non sia una mera analisi razionale ma adesione del cuore.
È la fede intelligente, quella di chi non sta subendo passivamente ciò che accade, ma ha questioni da porre e vuole assumersi a responsabilità di quello che succede.
Spunti letterari - Maria Teresa Milano
Riportiamo qui solo i testi e le musiche utilizzati e commentati durante l'intervento.
Per i contenuti specifici dello stesso rimandiamo all'ascolto della registrazione.
«Magnificat», di Alda Merini (estratto)
Quando il cielo baciò la terra nacque Maria
Germogliava in lei luce
come se in lei in piena notte
venisse improvvisamente il giorno.
Ed era così piena della voce di Lui
che Maria a tratti diventava grande
come una montagna,
e aveva davanti a sé
il Sinai e il Calvario,
ed era ancora più grande di loro,
di queste montagne ardenti
oltre le quali lei poneva
il grande messaggio d’amore
che si chiamava Vita.
E intanto si lavava
nelle fonti più pure
e le sue abluzioni
erano caste
perché Maria era fatta
di sola acqua
«L’infanzia di Maria», di Fabrizio De André (estratto)
Guardala guardala scioglie i capelli
Sono più lunghi dei nostri mantelli
Guarda la pelle viene la nebbia
Risplende il sole come la neve
Guarda le mani guardale il viso
Sembra venuta dal paradiso
Guarda le forme la proporzione
Sembra venuta per tentazione
Vangelo arabo-siriaco dell'infanzia
Dopo il tramonto del sole, la vecchia e Giuseppe vennero alla grotta e entrarono tutti e due. Ma ecco che era piena di luce più bella del bagliore delle lucerne e delle candele, e più splendente della luce del sole. Un bambino, avvolto nelle fasce e adagiato in un presepio, succhiava una mammella della signora Maria, sua madre. Ambedue restarono stupiti della luce. La vecchia domandò alla signora Maria: "Sei tu la madre di questo bambino?". Maria annui; la vecchia allora prosegui: "Tu non assomigli alle figlie di Eva". La signora Maria rispose: "Come non v'è alcun fanciullo simile a mio figlio, così la sua madre non ha una eguale tra le donne".
«Uri», di Rachel
Se avessi un figlio
un bimbo
dai riccioli neri e saggio,
lo terrei per mano e camminerei adagio, adagio
lungo i sentieri del giardino.
Un bimbo.
Uri lo chiamerò,
Uri mio.
Un nome tenero, cristallino, breve.
Una scheggia lucente
per il mio figlio brunetto.
Uri lo chiamerò,
Uri – mio.
«I drink wine», di Adele
Come si può essere così vincolati
dalle scelte che fa qualcun altro?
Siamo innamorati del mondo
Ma il mondo vuole solo abbatterci
Mettendoci in testa idee
che in qualche modo guastano i nostri cuori
Ci sto provando, davvero
a continuare a salire
e spero di imparare a superare me stessa
a smettere di cercare di essere qualcun altro
Perché mi ossessiono
per le cose che non posso controllare?
Perché cerco l'approvazione
da persone che nemmeno conosco?
In questi tempi folli spero di trovare
qualcosa a cui aggrapparmi
Perché ho bisogno di sostanza nella mia vita
qualcosa di reale, qualcosa che sia vero
Voglio solo amore gratuito
perché tutti vogliono qualcosa da me
mentre tu vuoi me
«Ogni rosa» (di Zelda)
Ogni rosa è un’isola di pace promessa,
di pace eterna.
In ogni rosa dimora una zaffirea rondine di nome «Forgeranno le loro spade...»
E pare così vicina la luce della rosa
così vicino il profumo,
così vicina la calma dei petali,
così vicina quell’isola.
Prendi una barca e attraversa il mare di fuoco