Il successo nella vita, per Tobi, è questione di ricette: regole, prescrizioni, atteggiamenti.
Basta osservare tutto con estremo scrupolo e la vita non potrà che premiarti.
Dio, d’altronde, non può essere che così: preserva i giusti da ogni male e dà agli ingiusti la punizione che si meritano.
Peccato che tutta la sua impeccabile osservanza gli abbia regalato in premio una cecità che manda in cortocircuito le sue teologie, insieme alle sue sicurezze e a ogni speranza.
Il “perfetto” credente nel Dio della vita domanda pregando la morte, certo di essere esaudito.
Non contento, consegna al figlio Tobia tutta la sua “sapienza” - proprio quella che pare averlo portato sull’orlo del baratro - raccomandandogli di seguirla con ogni zelo.
Dal figlio non può venire alcuna novità. E, dunque, nessuna salvezza,
Il figlio deve vivere la vita del padre. Il padre - i Padri - deve continuare a vivere nel figlio. La condanna di ogni patriarcato.
Tobia deve mettersi in viaggio. Non sa di sé altro se non di essere un figlio obbediente. Che altro potrebbe mai essere?
Cerca conferme nel padre, ha bisogno di essere guidato, affronta l’imprevisto con terrore, è angosciato dai rischi delle responsabilità future.
Ma inizia il viaggio.
Quello per diventare uomo.