Li sentite gli applausi di Gesù? Sono duemila anni che risuonano. L’aveva predetto Lui che ne avrebbero parlato a lungo di quel gesto. Troppo Gli era piaciuto. Anzi per la verità aveva detto che ovunque sarebbe stato proclamato il Vangelo la donna dell’unguento sarebbe stata ricordata. Perché nessun’altro mai era giunto a una sintesi così potente di Gesù, del Suo Vangelo e dell’esserne seguaci. Unguento profumato. Un aroma suadente, intenso. Un odore pervasivo che non ammette indifferenze. Il nardo, profumo usato per l’incontro d’amore con il re. Un balsamo di custodia, di cura e di onore. Tanto, tantissimo, oltre la misura e il buon senso. Gratis, inatteso, non dovuto. Offerto senza fronzoli né didascalie. Gesti semplici, rapidi, delicati. Clamorosi nella loro discrezione. Sfacciati nella loro compostezza. Dono evidente senza ostentazione. Contatto umano, intimo, infinitamente dignitoso e rispettoso. Gesù ascolta l’essenza di sé in quell’unguento versato. Sente tutti gli echi della sua predicazione del Regno e l’eloquenza dei suoi gesti. Rivede le ceste di pane, il vino di Cana, il comando dell’amore, quello del perdono, le beatitudini, l’annuncio della Passione, l’obolo della Vedova, la parabola del Samaritano, quella dei talenti… E poi la guarigione del cieco, la suocera di Pietro, il figlio di Giairo, i dieci lebbrosi, l’emorroissa, il figlio del centurione… E’ tutto lì in quella bellezza gratuita e sovrabbondante. Il profumo richiama a Gesù il Padre da cui si sente avvolto in una totalità d’amore e del quale ha preso sempre più chiaramente le sembianze. Lo ha annunciato, lo ha mostrato, ne è diventato epifania, come quell’unguento. Gesù si rivede: Lui è “il” Dono, come quel dono. Gesù ascolta l’essenza del discepolo in quell’unguento offerto. Sente tutti i significati della Sequela come li aveva annunciati e come li annuncerà ancora: “Va’ e vendi tutto quel che hai… Chi perderà la propria vita per causa mia… Venite a me voi che siete affaticati… Chi viene a me non avrà più fame… Io sono il pastore buono… Seguitemi… Con la misura con cui misurate vi sarà misurato… Rimanete nel mio amore… Rimanete in me”. Il profumo che permane su entrambi è immagine della reciprocità di comunione tra Maestro e discepolo che la donna vive: dove è l’uno c’è l’altro e ciascuno porta su di sé la traccia del legame, senza limiti di spazio, di tempo, di misura. Il Maestro è la dimora della donna, il tesoro, l’unico necessario. E la donna si fa dimora del Maestro. Lo ha accolto come un dono, si fa accogliere come offerta. Un linguaggio d’amore, l’unguento donato.
Gesù riassapora in quel gesto l’essenza del Vangelo: un’Esagerazione. E gradisce il gesto, eccome. Applausi per la donna. Standing ovation. Con buona pace di Giuda che quell’idea non l’aveva mai digerita.
Il modo essenziale della vita evangelica segue la legge dell’esagerazione. Paradossalmente. Perché si entra nel Regno diventando bambini, ma smettendola con le piccinerie. Si deve tornare piccoli, ma ingrandendo misure e orizzonti, testa e cuore. Disimparando i discorsi e dimenticando la matematica. Che lì non si chiacchiera né si fa di conto. Si esagera. Come i bambini, ‘sti esagerati.