«Sono con il calpestato e l'abbattuto di vento». Le preferenze di Gesù, o di quando è il Vangelo a discriminare.
Omelia su Mt 11, 27-30 (Sesta Domenica dopo Pentecoste - Rito Ambrosiano)
Il Signore Gesù disse: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11, 27-30)
ASCOLTA L’INTERVENTO
«Abbattuti di vento».
Erri De Luca, in Penultime notizie circa Ieshu, li chiama così i «poveri di spirito».
Sono quelli di cui aveva già parlato Isaia al versetto 15 del capitolo 57 come i prediletti del Signore: «Sono con il calpestato e l’abbattuto di vento per far vivere vento di abbattuti e far vivere cuore di calpestati».
Lui, il Figlio, conosce il Padre e lo racconta così come lo sa.Per questo chiama a sé gli schiantati e consumati dalla vita.
Il Padre è con loro.
Dunque anche lui è lì per loro, non per altri.
Ad essi intende riservare tutte le forze della compassione che ha in corpo.
Non lo sentirete chiamare a raccolta i potenti per stringere accordi e acquistare garanzie perché il Regno si affermi.
Non lo vedrete inseguire i ricchi per concertare investimenti che ribaltino ogni ingiustizia.
Non si metterà al tavolo con i sapienti per studiare strategie e teorie che convincano anche l’ultimo degli scettici.
Non baderà troppo nemmeno a chi sa camminare da solo nel cercare verità e giustizia.
Sono i malati ad aver bisogno del medico.
E l’essere indispensabile per chiunque è l’ultima delle sue aspirazioni.
Guarire e sollevare.
Toccare le carni e le anime.
Il respiro e il cuore.
Questo sa e vuole fare.
Ha una sapienza sua nel farlo.
La chiama «giogo», come quello della Sapienza divina sotto al quale si era chiamati a stare per ricevere sollievo e forza.
Non è un peso da portare.
Solo un nuovo respiro, un vento diverso, un’aria fresca che riempia i polmoni degli «abbattuti di vento» che stanno con la bocca nella sabbia e gli occhi all’altezza dei piedi altrui.
La polvere non è il loro posto. E il fetore non è il loro respiro.
Se sei tra quelli, questo Vangelo è per te.
Altrimenti, stai dall’altra parte.
Quella in cui sta a te dover dire: «Venite voi tutti che siete stanchi e oppressi vi darò ristoro».