«Silenzi di uomini e voci di grembi di donne». L'inizio di Colui che porta salvezza.
Pensieri attorno a Lc 1, 26-38. (Sesta d'Avvento - Rito Ambrosiano)
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Tacciono i maschi alle origini di Colui che han chiamato Salvezza.
Tace Zaccaria e con lui il sacro.
Quello fatto di calendari, riti, procedure, luoghi, ritmi e regole.
Il Dio lontano, il divino circoscritto.
Tace il sacro che si appropria di Dio imponendosi come unico suo interprete.
Quello che discrimina ed esclude, giudica ed esegue la condanna.
Tace il sacro, che fa di Dio il trono del proprio dominio.
Tace Giuseppe e con lui la Legge.
Ammutolisce la salvezza matematica della somma di opere buone.
La Grazia imbrigliata, la Misericordia mercanteggiata.
Tace la Legge che appesantisce i cuori e grava le coscienze.
Quella che traccia sentenze di morte, quella che minaccia e spegne lo spirito.
Tace la Legge, che fa di Dio il boia del proprio tribunale.
Parlano le donne, invece, alle origini di Colui che han chiamato Salvezza.
Cantano, esultano, profetizzano.
Faccia a faccia con Dio.
Aprono i cuori e i grembi, a Colui che è il Vivente e l’Amante.
C’era chi aspettava e invocava una strage come inizio del tempo della Salvezza.
Strage di nemici, strage di invasori e di infedeli.
Comincia con una vita che pulsa, invece.
Un neonato che piange gridando il bisogno di essere custodito.
Il sacro della vita. La legge della cura.
La Salvezza comincia con un Dio fragile che chiede all’umano di essere salvato.