«Siate svegli, non sveglioni». L’intelligenza è un comandamento.
Omelia della Prima Domenica d’Avvento
L’Avvento, con l’attesa di Cristo, interroga il nostro modo di stare nel tempo: «Non lasciatevi sviare». Quale disciplina governa il tuo tempo, quali confusioni patisce, quali dispersioni soffre? Siate focalizzati, raccolti, orientati. Allenando l’Intelligenza e praticando la responsabilità.
Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, il Signore Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». (Lc 21, 5-28)
«Badate di non lasciarvi ingannare.»
Che sarebbe come dire: «Siate svegli, non sveglioni». Non farsi sviare, non lasciarsi confondere, non andar dietro a ogni voce. Un dovere per un discepolo di Gesù tanto quanto il comando dell’amore. Sì, a leggere questo Vangelo, pare che un cristiano debba essere anche un tipo sgamato. Mi piace. Saper distinguere le stupidaggini dalle parole attendibili. Smascherare i fanfaroni e dar credito a chi dimostra di meritarlo. Saggiare la consistenza delle cose e saperne identificare la qualità. C’è della maturità qui. Il Vangelo domanda discepoli stabili e affidabili. Che abbiano intelligenza (che è la capacità di leggere dentro i fenomeni) e responsabilità (che è la virtù di chi sa rispondere in prima persona alla realtà). Mi compiaccio sempre quando vedo il Vangelo trattare l’uomo con rispetto e dignità, quando sento Gesù chiedere ai suoi di intraprendere il cammino della maturità e della pienezza umana. Lui e la sua Parola sono al servizio proprio di questo.
Di intelligenza si parla poco.
Eppure di percorsi formativi cristiani per incentivare la crescita dell’intelligenza non credo di averne mai visti né sentiti. Al massimo sulla «intelligenza della fede», che però è un’altra cosa. Itinerari sulla speranza, la carità, la povertà. L’obbedienza, la castità, l’umiltà. La misericordia, la condivisione, la testimonianza. L’intelligenza? Non pervenuta. Sulla responsabilità mi è capitato di vedere in giro qualcosa - e qualcosa anche io ho fatto - ma neanche troppo e con non molta convinzione. Sull’intelligenza, zero. In effetti, nemmeno io, colpevolmente, ne ho mai proposti. Qualcuno dirà che, comunque, sono due elementi compresi nei percorsi di crescita e che sono indirettamente implicate nei cammini educativi che le comunità cristiane propongono. Sarà, ma qualche dubbio mi viene. Soprattutto nel vedere cosa “producono” spesso le parrocchie, e quale livello medio di intelligenza e responsabilità appartiene al cattolico standard, a fronte alla complessa realtà di oggi. Salvo qualche rara e illuminata eccezione, poca roba. Dai, ammettiamolo senza troppi giri di parole. C’è da lavorarci.
Attenzione, concentrazione.
Procedo nella lettura del brano e l’avvertimento di Gesù circa la possibilità di essere sviati non mi appare poi come una semplice raccomandazione da applicare alla bisogna. Vedo moltiplicarsi le indicazioni circa i comportamenti da tenere di fronte agli eventi incombenti. Quel «non distrarsi» assume nelle mie orecchie i toni dell’introduzione a una disciplina. Un comportamento stabile da mantenere nel succedersi degli eventi e che prende di volta in volta delle forme differenti, pur mantenendo la sua caratteristica. Un atteggiamento che si colloca tra la acuta concentrazione e la lucida consapevolezza nell’attraversare i più difficili frangenti. Una vera ascesi, una conduzione di vita essenziale e sobria. Governare le paure, piuttosto che il contrario; evitare di riempirsi di parole inutili; essere sordi alle inutili sirene; guardare in faccia il tragico con coraggio; tenere lo guardo fisso su Colui che viene. Mentre attorno accade di tutto, c’è una parola - comando, invito, profezia - che funge da polo d’attrazione per l’attenzione del discepolo e da fulcro per la leva del suo agire. Focalizzati, raccolti, orientati. Intelligentemente e responsabilmente. Non in semplice obbedienza a delle raccomandazioni, ma convergendo con tutto se stessi sulla Parola del Maestro. Così si sta, da discepoli di Cristo, tra i perigli del mondo.
L’Attesa.
L’Avvento, con l’attesa di Cristo, interroga il nostro modo di stare nel tempo: «Non lasciatevi sviare». Quale disciplina governa il tuo tempo, quali confusioni patisce, quali dispersioni soffre? Siate focalizzati, raccolti, orientati. Allenando l’Intelligenza e praticando la responsabilità. Ci chiede la determinazione di focalizzarci attorno a una Parola che intende essere decisiva: «la vostra liberazione è vicina». Questo sembra dirci, ancora una volta, l’inizio dell’Attesa.