Benedetta la forza di gravità che non smette di ricordarti
il tuo essere solamente un uomo o una donna.
Il Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. (Lc 24, 36-43)
Le mani. I piedi. Le ferite. Carne e ossa. E poi la fame.
Questo è un uomo. Con tutta la sua fragilità, il peso greve della sua umanità, il complesso inestricabile dei suoi desideri.
Quello che sale al Cielo è un uomo. Ancora uomo. Sempre più uomo.
Benché abbia attraversato la morte e sia entrato in una vita misteriosa e inattesa, il Cristo che viene elevato è un uomo.
Per sostenere la fede dei discepoli, il Risorto insiste sulla propria umanità, mostrandola e rimarcandola proprio negli aspetti che più la rendono tale.
La divinità del Figlio di Dio ha bisogno dell’umanità per essere creduta.
Il Cielo e la terra si incontrano là dove nessuno immaginava si potessero incontrare.
La Pasqua è compiuta, «la nuova ed eterna alleanza» è sancita e il luogo del patto è una carne, ferita, pesante, affamata.
Una carne di uomo.
Il fatto che il Cielo e la terra si sposino lì, in quel povero frammento umano che il Figlio non ha mai disprezzato, ma piuttosto intensamente vissuto, è la nostra speranza più vera.
Non credere di dover diventare un angelo per poter salire al Cielo.
Non dar retta a chi ti vuol convincere che la tua povera umanità è il primo ostacolo da rimuovere sulla strada che conduce al Regno.
Tu guarda al Risorto che sale al Cielo.
Guardalo nel suo essere ancora e sempre vero uomo.
È in quello che il Padre ha compiuto l’opera più grande.
Guardalo, fa’ tacere le voci di chi ti costringe al sovrumano e inconcepibile sforzo di liberarti dalle tue miserie e impara invece ad amarle così come Gesù ha amato le proprie.
Il Vangelo non ti chiede di rendere trasparente ed eterea la tua natura umana.
Nemmeno ti insegna a liberarti dai suoi pesi per essere tanto leggero da volare in cielo.
Non aver paura di stare coi piedi per terra e considera la forza di gravità come un’amica benedetta che non smette di indicarti la via buona.
Guarda le tue ferite, quelle che ti sei procurato da solo, quelle che gli altri ti hanno inferto, quelle che ti sei trovato addosso e non sai nemmeno perchè.
Senti il peso della tua carne, del tuo sangue e delle tue ossa, con le loro forze e le debolezze, con i loro successi e le loro sconfitte.
Presta attenzione ai tuoi desideri - tutti i tuoi desideri - la tua fame e la tua sete, le tue pulsioni e le tue inclinazioni, ciò che pare elevato e ciò che sembra basso.
Ascolta il tuo essere uomo o donna e abbi a cuore i suoi aspetti più fragili, custodendoli, curandoli e amandoli.
Ricorda che il Padre del Cielo predilige i poveri e se c’è un posto dove Lo troverai accomodato sarà proprio sul bordo dei tuoi limiti più marcati.
Perché la terra e il cielo si uniscono in una carne d’uomo o di donna. Come la tua.
E non c’è altro modo di salire al Cielo che aggrapparsi saldamente alla terra.