Un giorno, il Signore Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra riva del lago». E presero il largo. Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. Allora disse loro: «Dov’è la vostra fede?». Essi, impauriti e stupiti, dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli obbediscono?». (Luca 8, 22-25)
Lo seguivano da tempo.
Il Suo passaggio li aveva radunati in modo quasi perentorio. Alcuni chiamati esplicitamente. Altri catturati dal fascino di un annuncio inaudito.
Quella Parola era viva e vivificante, forte di un’autorità misteriosa quanto evidente. Speranza, misericordia, pazienza, libertà, amore, fiducia, salvezza erano i personaggi della storia nuova che la Sua voce andava narrando.
Nessuna minaccia, mai un’intimidazione, neppure lo spauracchio di un castigo. Per chi viveva sotto il giogo della Legge, all’ombra di un Dio di cui aver anzitutto timore e dal cui giudizio doversi difendere, Lui era una boccata d’aria fresca.
Ma anche un solidissimo appiglio. Affrontava con cipiglio i contradditori con scribi e farisei, comandava perfino ai demoni, ridava la vita ai morti. Parlava del Suo insegnamento come di una roccia su cui fondare la vita, un sentiero da percorrere senza mezze misure, un riferimento certo per la pratica quotidiana.
La Sua Parola aveva dato loro perfino un’identità nuova facendo di loro i Suoi fratelli: «Mia madre e i miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Di Lui, della Sua vicinanza, dell’ascolto del Suo annuncio, avevano fatto già la ragione della loro vita: erano la piccola comunità di coloro che ascoltano la parola e la mettono in pratica .
Il Suo silenzio invece, forse, non l’avevano ancora sperimentato e ci sbattono contro con forza nel momento più inaspettato.
La tempesta che li coglie di sorpresa sembra una di quelle che non lasciano scampo. E Lui? Lui è lì, eppure non c’è. Il Suo sonno è soprattutto assenza di parola: nessun conforto, nessun ordine, nessuna indicazione.
Silenzio.
«Siamo perduti!» Gli gridano i discepoli. Per l’infuriare delle onde, certo. O forse avvertono di essere nulla senza la Sua Parola?
Lui non li rimprovera. Domanda della loro fede ma non per rinfacciarne la pochezza, bensì per invitarli a rendersi conto che qualcosa in loro ancora poteva maturare.
L’ascolto di quella Parola, forse, non si era ancora condensato in loro nella certezza di salvezza, nella fiducia assoluta e senza riserve nell’incessante operare amoroso del Padre, nel pacifico abbandono alla cura di Dio.
C’è ancora un passo da fare.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere. (Lc 8, 18)
Li aveva ammaestrati poco prima con queste parole.
Più ci si consegna al Vangelo, più il Vangelo si consegna a noi. Più ci si coinvolge con la Parola, più la Parola ci coinvolge. Più si accoglie il Regno, più il Regno ci accoglie.
Non basta ascoltare, occorre praticare; ma non basta una pratica solo esteriore, occorre interiorizzare il comando lasciandosi cambiare il cuore; infine non basta comprendere tutti gli insegnamenti occorre farne il proprio “luogo di vita”.
Per chi varca questa soglia, il silenzio di Dio, pur restando un’esperienza dalle tinte drammatiche, diventa a suo modo eloquente e la Sua apparente assenza prende il sapore di una differente presenza.
Ma i 12 - piccola comunità di coloro che ascoltano la parola e la mettono in pratica - ancora dovevano salire il gradino ultimo e il sonno del Maestro risulta insopportabile, gettandoli nella disperazione.
Di straordinaria consolazione è l’atteggiamento di Gesù: benché loro fede sia ancora “corta”, la poca che serve per invocare da Lui l’aiuto, il granello di senapa viene riconosciuto, il prodigio compiuto e la spinta ad andar oltre nella fede offerta.
Ogni volta che ti pare di avere una fede tiepida. Ogni volta che ti spaventa il silenzio di Dio. Ogni volta che senti il coraggio venir meno nelle fatiche. Ogni volta che ti sembra di esser un “cristiano da niente”.
Guarda a quei dodici uomini, alla loro fede corta, alla loro paura e sentiti in compagnia dei Santi. Guarda soprattutto al Maestro che non chiede loro di esser all’altezza ma, accolti così come sono, li conduce oltre il proprio limite.
E ricorda che il Vangelo non chiede altro che te così come sai, con quello che sei, per quanto puoi ma sempre per condurti altrove.
Il resto, si sa, è tutta Grazia.