Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». (Gv 8, 31-33.51-53)
Fatela star zitta!
Contrastate quella Voce. Ostacolatela. Smentitela. Fate delle vostre un coro possente che la sovrasti e la sommerga fino a che nessuno più sappia distinguerla. Imbavagliatela. Soffocatela. Spegnetela. Anzi, mettetela a tacere per sempre.
Non importa di chi sia, che venga dalla feccia di Nazareth o da altrove. Il pericolo sta in ciò che dice, non capite?
Non avvertite l'insidia strisciare furtiva nelle pieghe dei suoi discorsi? Non comprendete il potere distruttivo di quel che racconta? Non sentite il fascino seducente e fatale che riempie i suoi dialoghi?
Sciocchi che siete.
Riconoscete la parola nemica, quella contro la quale lottiamo da anni, anzi da secoli: «Libertà». Il male dell’uomo, l’ostacolo alla sua felicità, la sventura del popolo, l’avversario di coloro che cercano il bene dell’umanità.
Ci perseguita fin dai tempi dall'Egitto e ancora ci incalza peggio del faraone coi suoi carri e i suoi cavalieri.
E non mi si dica ancora una volta che la libertà è volere di Dio solo perché ci ha salvati dalla schiavitù egiziana. Non osate nemmeno pensare che Lui ci ha liberato perché ci vuole liberi.
Ignoranti. Studiate le Scritture e vedrete come Dio ci ha presi dall'Egitto solo perché potessimo essere al Suo servizio, altro che donarci la libertà.
Da Abramo in poi noi gli apparteniamo come uno schiavo appartiene al suo padrone. Non avete visto come il nostro «padre nella fede» gli ha offerto immediatamente il figlio Isacco in omaggio? Un uomo libero farebbe forse una cosa simile? Piuttosto un servo, fedele e timoroso.
Svegliatevi una volta per tutte. Il passaggio del Mar Rosso è stato l’ingresso nella schiavitù divina, fatevene una ragione. Siamo un popolo di dura cervice e la libertà ci fa male. Abbiamo bisogno di essere guidati e condotti passo passo, ci servono comandi, ordini, precetti altrimenti siamo smarriti.
Altrimenti come vi spieghereste la Legge data a Mosè? Non è altro che una catena per tenerci ben stretti a Lui. Schiavi di nessuno, servi di Dio: non è forse un onore e una vera salvezza?
Comandamenti e punizioni. Precetti e penitenze. Leggi e pene garantite. Chi sbaglia paga. Chi è infedele muore. Rispetto della giustizia, senso del dovere, disciplina, ordine. Queste erano le cose necessarie e noi le abbiamo costruite come Dio ha voluto fin da Abramo e passando per Mosè. Altro che libertà.
Non fatevi ingannare, non credetele. Quella è la Voce del demonio.
Eccola, eccola di nuovo. Ma non sentite come manca perfino di buon senso?
Fa appello alla coscienza del singolo dicendo che sarà il tempio dello Spirito di Dio. E che ce ne facciamo del Tempio vero, lo abbattiamo?
Parla di un misericordia gratuita offerta a tutti senza distinzioni né limiti. E con il concetto di giustizia, come la mettiamo?
Racconta storie di fiducia e amore verso il prossimo, anche per gli stranieri, perfino per i nemici: ecco, diffondiamo l'imprudenza e la superficialità, come se non bastasse quel che la storia ci ha insegnato.
A sentir lei, l'appartenenza alla stirpe di Abramo non sarebbe più necessaria per essere parte integrante del popolo di Dio. Così finiamo con l’accogliere tutti, togliendo ogni criterio di chiarezza e giudizio, disorientando la gente.
Pare addirittura che insegni ad obbedire alla Legge ma in modo diverso dai nostri Padri. Come si potesse pensare di buttare a mare le tradizioni di secoli per andare dietro a non si sa bene chi.
Il colmo è la storia della vita eterna: dice che basta credere alle sue parole per ottenerla. Senza temere alcun giudizio, senza che la morte faccia più paura, senza che ci sia più lo spauracchio di un tribunale divino. Chi si crede di essere per dire che la sua parola è «resurrezione e vita»?
Figurati. La paura è fondamentale! Non c'è ordine nè disciplina senza paura. E smettetela di dire che la paura è nemica dell’uomo. Stolti. È un sano e fedele alleato, ammettiamolo, soprattutto quando la volontà si rammollisce o si fa sbandare da strane idee.
Non siate gente senza criterio, riflettete: abbiamo in mano l’enorme potere di guidare la gente per conto di Dio. Da che mondo è mondo, non c'è potere che non si gestisca con la minaccia della morte. Volete che ce lo portino via così? La paura è nostra amica. La morte nostra alleata. Scacciate le parole di speranza, libertà, resurrezioe, amore.
Se non la stronchiamo sul nascere quella Voce a furia di parlare di fede distruggerà la religione.
Fatela tacere, fidatevi!
Dio è con noi.
Questa è una caricatura. Serve a far sorridere, come le altre caricature. Serve a fa pensare, come la satira. Serve a indicare un’alternativa possibile, come la critica costruttiva.
Scrive l’alternativa Padre Alberto Maggi nel suo libro «Versetti Pericolosi»:
L’amore è utile per servire, non per comandare. Per dominare e comandare, l'amore diventa un intralcio. Per sottomettere gli uomini c'è bisogno di inculcare paura, e la paura di Dio, del suo castigo, è la più efficace. Ma nessuna forma di amore è possibile laddove esiste la paura (1Gv 4,18). Il dio che mette paura, che giudica, condanna castiga, è la divinità imposta da ogni istituzione religiosa che pretenda di esercitare un potere assoluto per sottomettere gli uomini ai suoi ordinamenti. Il Padre che libera da ogni paura, che non giudica, non condanna, ma a tutti incondizionatamente offre il suo amore, è la buona notizia che Gesù ha rivelato all'umanità per renderla felice.
Io questa notizia e questa felicità me le voglio tenere strette al petto. Fallo anche tu. E sorridiamo insieme a chi si ostina a temere la libertà, la misericordia, perfino la speranza eterna. Anche oggi.