Mi sono immaginato il Padre cantare un “Vos homines”, mentre nelle nostre chiese si levava il “Te Deum”.
Un canto di ringraziamento divino rivolto agli uomini per ciò che hanno compiuto. D’altronde, Lui che è sola Grazia, potrà essere avaro di “grazie”? Figuriamoci. Se noi che siamo cattivi riusciamo ad esprimere piccoli segni di gratitudine, volete non lo faccia Lui che è la Gratitudine maiuscola? Uno che ha inventato l’Eucaristia - il movimento di grazie - non sarà beato nel rendere grazie con noi e per noi dell’anno trascorso?
L’ho pensato cantare di gioia al ricordo di ogni volta in cui qualcuno Lo ha chiamato per nome: “Padre”. Una preghiera distratta, un’invocazione intensa, un grido spaventato, un sussulto di gioia… Che importa? Come per un innamorato che sente la voce della propria amata, quanto dev’essere dolce per Lui, Signore Padre di tutti, sentire la voce di uno dei suoi figli vicini o lontani pronunciare il suo nome.
Un ritornello a squarciagola lo deve aver riservato a tutti i figli persi e ritrovati in quest’anno. Magari gridando le stesse parole di quel Padre della parabola - “Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita” - e preparando un banchetto pieno del desiderio del ricongiungimento finale.
Sono certo che una strofa l’abbia dedicata con sincerità e convinzione a tutti gli uomini che l’hanno cercato con passione, in un modo o nell’altro, consapevolmente o no. Che Lui sa quanto la sua discrezione, il suo amore per il nascondimento e il suo rispetto per la libertà umana rendano ardua la ricerca del suo volto. Perciò lo immagino particolarmente riconoscente verso coloro che, senza fretta né lamento, hanno atteso con pazienza il Suo svelarsi. Ma non ho dubbi che abbia sorriso grato - pur se un po’ dispiaciuto - anche a chi non l’ha cercato affatto: son proprio loro, infatti, a richiamarlo costantemente alla gratuità dell’amore che Lui tanto apprezza e insegna.
Non credo abbia fatto poi mancare un inciso di benedizione a chi lo ha provocato a manifestare le sue bellezze: coloro che hanno invocato la sua misericordia, il suo perdono, il suo aiuto, il dono dello Spirito. E quelli che han chiesto di vedere la sua bontà, la sua provvidenza, la sua generosità. Questi, così facendo, hanno aperto una porta privilegiata al suo agire nella storia. Ma non avrà tralasciato neppure quelli che han sollecitato con le loro azioni poco limpide la sua pazienza, la sua fedeltà, la sua giustizia. Perché anche costoro, che temevano di averlo tagliato fuori, lo hanno in realtà strattonato nella loro vita per l’orlo della giacca.
E poi nel suo “Vos Homines” non deve essergli sfuggita la lode a chi ha collaborato al suo disegno lavorando umilmente all’edificazione del Regno: chi ha annunciato il Vangelo, chi ha vissuto la Carità, chi ha praticato la sua Giustizia. Con un occhio di riguardo a coloro che nemmeno è sembrato fossero suoi collaboratori. Gli operai anonimi e discreti del Bene, del Bello, del Vero. Questi son quelli che gli assomigliano di più e per loro Lui si sbilancia volentieri: “Questi è il figlio mio in cui mi compiaccio”. Così, come per tutti coloro che lo hanno glorificato inconsapevolmente mettendo a frutto i propri talenti. Tutto ben di Dio messo in campo.
Il suo canto, l'ho immaginato farsi delicato sul finale mentre la sua memoria andava a quelle donne e a quegli uomini che si sono fatti piccoli affidandosi a Lui. Ma anche a tutti coloro che una qualsiasi povertà ha reso deboli e indifesi al suo cospetto. Una gratitudine commossa: “Grazie a voi, poveri di spirito che mi fate compagnia nel regno dei cieli”. Un gratitudine gelosa: “Guai a chi vi tocca e vi scandalizza, voi, preziosi per me come la pupilla del mio occhio”.
Non dubito, infine, che abbia riservato una strofa per ringraziare persino coloro che Lo hanno negato, insultato, rifiutato. “Sono loro che, per certi aspetti, mi provocano ad essere fedele a ciò che sono”, deve aver detto. Chè i figli sono sempre figli. Soprattutto per Lui.
Mentre cantavo il “Te Deum”, ti ho immaginato intonare il tuo “Vos Homines” Signore Padre nostro. Per costoro a cui ho pensato e per tutti coloro che non ho saputo ricordare. E chissà che la mia non sia stata solo immaginazione.