Metto a disposizione la registrazione e il testo dell'intervento proposto il 27 novembre 2016 al settore di Lecco dell'Equipe Notre Dame.
C'è chi confonde facilmente la virtù della Speranza cristiana e il suo esercizio con una vita vissuta "alla speraindio", condita da un generico e non ben definito sentimento ottimistico sostenuto dall'idea che, alla fine e grazie a Dio, tutto andrà per il meglio. Ma la Speranza cristiana è virtù concreta e pratica tanto e più della Carità e della Fede. Un uomo di speranza lo riconosci dalle scelte che fa, dalle priorità che stabilisce, dalle cose a cui si attacca, dalle preoccupazioni che ha, dalle paure che vince, dal modo in cui imposta le relazioni. Perché la Speranza cristiana è tutta in un sepolcro aperto e mai più richiuso che ha cambiato le prospettive di ogni esistenza: la vita non è più a termine, bensì comincia per non finire più. E di questo si fa garante un Padre che abita la storia e le sue pieghe in modo misterioso ma reale ed efficace. La Speranza è la virtù di chi non attende un futuro senza contraddizioni ma riconosce questo presente contraddittorio come quello nel quale il Padre della vita è all'opera con la potenza del suo amore misericordioso e provvidente (il cosiddetto Regno dei Cieli) appena al di là del diaframma della realtà che viviamo. Dunque colui che spera è colui che intuisce questa Presenza vivificante e sceglie di farsene alleato in quest'oggi.