Il Risorto porta ancora i segni della Croce.
Li mostra, porgendo mani e piedi.
La morte non ha più potere, ma le ferite restano aperte.
Il Risorto indossa ancora l’abito di questa umanità.
Cammina, si lascia toccare, prepara un pasto, condivide una mensa.
La Vita nuova è un «oltre» ma seminato in questa carne e in queste ossa.
Il Risorto veste ancora il grembiule di chi serve.
Si sporca di dubbi di fede, di preoccupazioni per il futuro, di timori per il presente.
VederLo vivo è servire in ogni istante la propria e altrui povertà.
Il Risorto sceglie ancora gli affetti deboli di questo mondo.
È nuovo compagno di chi l’ha rinnegato, fedele fratello di chi è fuggito, amico stabile di chi l’ha tradito.
La resurrezione resta anzitutto un mistero tutto d’Amore.
Il Risorto crede ancora alla bellezza fragile che abita l’umano.
Consegna il testimone della Misericordia e manda sulle strade dell’incontro, della fraternità e dell’annuncio.
Il sepolcro vuoto è il testimone di infiniti processi di rinascita, percorsi di crescita, storie di riscatto.
Incontrare il Risorto non è avere un’apparizione.
Ma accogliere una «Visione».
Lasciare che una Parola sia maestra dello sguardo e luce dell’intelletto, degli affetti, della volontà.
Credere al Risorto e sperimentarne la presenza è farsi sua memoria impregnando questo nostro umano di tutto il Vangelo che possiamo.
Con le ferite aperte, lo stomaco mezzo vuoto, le mani affamate di contatto, il cuore bisognoso di amicizia, la fede desiderosa di certezze, la volontà bisognosa di riscatto, l’animo in attesa della pace.
È così che Egli è con noi, tutti i giorni.