La chiesa ruffiana è minuscola.
La Chiesa che insegue il favore dei potenti è uno scandalo. Sempre.
Se poi la ricerca del consenso di coloro che contano va a scapito della scelta preferenziale per i deboli, si tratta di vero tradimento e rinnegamento. Lo stesso di Giuda. Il medesimo di Pietro.
Non penso alla “Chiesa Alta”, troppo facile. Penso alla Chiesa popolare. A me e alla mia Chiesa. Fedeli, religiosi, sacerdoti. Parrocchie, associazioni, movimenti. Penso a tutte le ruffianerie, piccole e grandi, consumate ogni giorno proprio da questa Chiesa.
Per carità, tutte senza malizia, non sia mai. Tutte a fin di bene. Sempre giustificate da una presunta scaltrezza nello stare al mondo che, a sentire i ruffiani, parrebbe persino raccomandata dal Vangelo.
Intanto il fango delle ruffianerie cola. E la Chiesa vi si impantana. I deboli vi si muovono con affanno. Gli estranei si guardano bene dall’inzaccherarsi.
Cose piccole, magari. Un occhio di riguardo da parte del parroco al ricco della parrocchia. Il panettone dell’Associazione al politico di paese. La poltrona riservata per il VIP locale alla recita della scuola delle Suore. Il posto assicurato al figlio del giornalista famoso nella scuola del Movimento. La scelta degli invitati all'anniversario di matrimonio in base al ceto sociale. La cena offerta all’amico impiegato all’ASL in cambio dei soliti favori. Lo sconto generoso nel proprio negozio per il preside della scuola del figlio.
Il collaboratore parrocchiale che chiede la precedenza alla Casa di Riposo per il proprio nonno «che tanto ha fatto per la Chiesa». La volontaria che attende dal Vicario privilegi per il proprio nipote «in virtù dell’amicizia che ci lega». Il seminarista che si fa amico del Monsignore «che per la carriera... Hai visto mai?». L’animatore d’oratorio che accondiscende ai capricci del bimbo «che quello lì c'ha la sorella gnocca». Il catechista che sui Social aggancia solo o sopratutto presunte star e starlette «che così danno più visibilità ai miei messaggi».
La diversa attenzione riservata a una persona carismatica rispetto a una anonima. La cortesia che varia intensità a seconda della piacevolezza altrui. La quantità di tempo dedicata a partire dalla rilevanza sociale dell’altro. I sorrisi distribuiti strategicamente in vista di qualche utilità. Gli sguardi incrociati con precedenze stabilite in base ai possibili vantaggi.
Bazzecole, si dirà. Non sarà mica che il Vangelo si gioca in queste cose?
Il Vangelo, invece, lo si decide proprio in un solo bicchier d’acqua offerto o meno, a uno piuttosto che all’altro, per un motivo invece di un altro, a dire il vero. E chi usa come criterio il favore dei potenti, di qualunque taglia siano, finisce col genuflettersi alla loro presenza, come a quella di Dio. E non importa affatto quanto profonda o prolungata sia la genuflessione. Devoti agli uomini, prima che a Dio.
Quando la Chiesa è ruffiana, è solo chiesa. Minuscola. Non ha più le misure di Dio, ma solo quelle degli uomini. In questa chiesa mi ci vedo spesso anch’io, questa che è un inciampo vero al Vangelo. Altro che IOR e segreti vaticani.