«Io sono la via, la verità e la vita». Gesù un intollerante? Ma quando mai.
Omelia della Terza Domenica di Pasqua
C'è chi usa facilmente il Vangelo per giustificare le proprie intolleranze.
Addirittura qualcuno sostiene che la tolleranza sia una virtù anti-evangelica, in barba a ogni sforzo del buon Papa Francesco.
Ma la radicalità dell'annuncio cristiano è tutt'altro che intolleranza.
A patto di leggere il Vangelo per ciò che è.
Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me».
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In effetti quelle parole sembrano prestarsi: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Solide, perentorie e lapidarie. Non c’è possibilità di fraintendimento né via di scampo. Roba da vera intolleranza alle alternative.
Non si discutono. O così o niente. Senza compromessi né mezzi termini.
Gli intolleranti le amano da morire.
Quelli che godono nel tagliare fuori qualcuno, che non contemplano mai la possibilità di una mediazione, a cui la sola parola «dialogo» causa terribili conseguenze gastriche.
Perché poi ci si identificano. Siccome dicono di credere a quella Parola e di averla fatta propria, diventa un po’ loro. Anzi, diventa loro.
Poi, sai com’è, è un attimo passare a considerare se stessi via, verità e vita spacciandosi per i testimoni di un Altro.
Ma hanno ragione, in fondo. Perché a furia di dire che il Vangelo è semplice ed è per i semplici lo si è dato in pasto alle letture sommarie e semplicistiche.
Invece il Vangelo non è per niente semplice. É complesso. Articolato. Profondo. Impegnativo. Soprattutto va letto per intero e con rispetto.
Se non si ascolta Gesù dire «Io sono la via, la verità e la vita» lì dove lo ha detto, a un passo dalla Croce e a due dalla Resurrezione, quelle parole possono essere qualsiasi cosa.
Ma se a dirle è uno che prenderà nella sua carne i segni delle intolleranze altrui come potranno essere usate per bandire la tolleranza e imporre l’intransigenza?
Se a pronunciarle è uno che sa camminare oltre la tomba, che rivela oltre il silenzio, che vive oltre la morte non potranno mai essere un cancello che sbatte, ma un cammino che si avvia.
Nessuno escluso.