«Il gusto dello stare di fronte all’altro con la curiosità di chi vive l’incontro come una scoperta, in effetti, non ha pari.»
La scorsa settimana mi trovavo in una classe di prima media della mia scuola e insieme ai ragazzi provavo a ragionare attorno al tema della conoscenza di sé e dell’altro.
Questione forte per un preadolescente ma non solo.
Ci soffermiamo sugli aspetti gratificanti e su quelli spinosi dell’essere conosciuti in profondità da chi ci sta vicino.
I ragazzi riconoscono bene la complessità del tema «conoscenza» nella dinamica di relazione. Parlano di condivisione dei desideri profondi, dei sogni e delle aspettative. Considerano l’importanza del raccontarsi ciò che immediatamente non si può vedere e capire, magari anche solo il proprio passato o una vicenda familiare particolare. Insistono sul ruolo determinante del tempo trascorso insieme. Mostrano consapevolezza di quanto nel farsi conoscere ci sia una dimensione di rischio e di spogliamento; ma quanto, anche, sapere dell’altro possa essere usato come arma e come potere.
Li ascolto compiaciuto, li sollecito con qualche provocazione e cerco di spingere la riflessione nella direzione di riconoscere la bellezza unica dell’essere conosciuti al massimo grado da chi ci vuole bene. Quell’esperienza di sentirsi capiti senza spiegazioni, anticipati nei desideri, accolti a priori.
Domando.
- Sappiamo che è impossibile conoscere ed essere conosciuti al 100%; per quanto ci si impegni, un margine rimane. Ma sarebbe una cosa molto bella se si riuscisse, non credete?
Alza la mano Christian.
- Non sono così sicuro che mi piacerebbe conoscere al 100% un mio amico
- Perché?
- Perché se no, che gusto c’è?
Ho trattenuto la risposta da protocollo in difesa della mia tesi.
Aveva ragione.
L’ha detta da 12enne ma aveva ragione.
Il cuore dell’amicizia e dell’amore è quello spazio di sorpresa e di inaspettato che si concede all’altro perché possa essere come ancora non è mai stato.
Il gusto dello stare di fronte all’altro con la curiosità di chi vive l’incontro come una scoperta, in effetti, non ha pari. La spinta che si prova nell’intuire che il rapporto con l’altro rappresenta uno spazio in cui posso anche inventarmi e re-inventarmi.
Bello capire ed essere profondamente capiti. Ma più bello avvertire che la comprensione che l’altro ha di noi è uno spazio aperto.
Mentre concludevo l’ora con i ragazzi mi sovvenivano i versi del Sal 139:
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri;
vedi se percorro una via di dolore
e guidami per una via di eternità.
E avrei voluto aggiungere un verso:
Ma permettimi di sorprenderti.
Perché se no, che gusto c’é?
E spero di non essere troppo arrogante nel pensare di avere strappato un sorriso al Dio che crea e ricrea, che ha agito nella storia come una salvezza inaspettata e che non smette di inventarne una più del diavolo perché la nostra Vita giunga a pienezza.
Un rilancio.
Mi permetto di proporti a questo proposito due piccoli esercizi di consapevolezza, ingrediente fondamentale di ogni crescita umana e sprituale.
Primo.
Scrivi l’elenco delle cose che mai ti saresti aspettato/a da te stesso/a e che invece hai dovuto riconoscere.
Prendi in considerazione sia le cose positive che quelle negative.
Valuta le azioni ma anche i tratti del tuo temperamento, le doti e i difetti, i gusti e gli interessi, e così via.
Soffermati a riflettere, considerandole a lungo e facendone un’occasione di preghiera.
Poi fa’ un elenco delle cose positive che sai o credi di sapere di te ma che senti di non aver ancora fatto emergere.
Possono essere interessi che non hai approfondito, capacità che non hai avuto occasione di condividere, sogni che vorresti realizzare.
Scegline una e stendi un piccolo piano per verificarla, esprimerla, realizzarla.
Poi consegnala nella preghiera al Signore, chiedendo che si compia ciò che è secondo la sua volontà.
Secondo.
Disegna la mappa concettuale delle tue relazioni.
Al centro metti te stesso e poi scrivi i nomi delle persone che costituiscono la rete dei tuoi rapporti usando questi criteri:
- con la grandezza del nome indichi il grado di conoscenza di quella persona (scritto in grande=conoscenza profonda);
- con la vicinanza al tuo nome indichi l’intensità e la significatività del rapporto (molto vicino=rapporto molto rilevante e molto intenso).
Soffermati a lungo prendendo consapevolezza del tuo mondo di conoscenze e di relazioni.
Prega il Signore a partire da ciò che vedi, domandando, intercedendo, chiedendo perdono, ringraziando.
A una prima lettura possono apparire esercizi banali, ma non lo sono affatto, se fatti con la attenzione e profondità. Spero ti siano utili.
Un caro saluto.
Don Cristiano.
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