Stavano su un tavolo nella "zona giochi" del mio oratorio una mattina di quest'autunno così, allineate secondo la gradazione di colore, in mezzo a tante altre gettate alla rinfusa. Non so chi ce le abbia messe e nemmeno per quale motivo l'abbia fatto. Ma non è importante saperlo e in effetti neppure mi interessa. Quelle tre foglie, mi basta averle trovate.
Già belle per come erano uscite dalle Mani del Creatore con quelle sfumature ricche e calde, altre mani hanno acceso in loro un lampo di bellezza che le singole foglie non potevano avere e che solo la loro armonia poteva regalare.
Mi basta averle trovate, perché mi parlano di occhi, di mani, di un cuore disposti a risuonare con la bellezza delle cose. Di più: capaci di far emergere una luce altrimenti nascosta, forse di generarla come un fuoco da una scintilla interiore. Addirittura - perché no? - di creare un surplus di fascino, se non dal nulla, poco ci manca.
E di farlo con assoluta gratuità. Per chi ordinare quelle foglie? Perché? Per quanto? Se non per il semplice gusto del bello e dell'armonia, per un istinto originario a far crescere e sviluppare ciò che è circostante, dandovi un'impronta e lasciandolo migliore. Se non per questo, per che altro? Che l'abbia fatto con cura meticolosa o giocando soprappensiero, che stesse pensando a chi le avrebbe trovate oppure che non ci badasse affatto, che importa? Importa che l'abbia fatto.
Dicendo ancora una volta - anzitutto a sé, poi a me e al "mondo" - che siamo fatti per la Bellezza e la Bellezza è fatta per noi. Quella "gettata" nella realtà, senza una ragione plausibile e senza altro scopo se non quello di essere, di esserci. Quella che si trova nelle cose, che abbonda nelle persone, che attraversa la storia. Quella che è per tutti, quella che non è di nessuno. Quella essenziale e quella sofisticata. Quella appariscente e quella discreta. Quella di un momento e quella lunga un secolo. Quella dentro e quella fuori. Quella immediata e quella nascosta.
Ne abbiamo fame e sete, la cerchiamo e la produciamo, la scopriamo e la inventiamo. Ci è così essenziale che perfino la idolatriamo e, per il troppo bisogno, finiamo col tradirla cercandone anche là dove non ve n'è affatto.
Ma la Bellezza è all'opera incessantemente e invincibilmente, dentro e fuori di noi, senza che alcun tradimento o alcuna indifferenza possa farla tacere, rinnovandosi e rinnovando sempre occasioni e opportunità.
Se riascolto Gesù annunciare il Regno presente tra gli uomini e il suo invito ad accoglierlo, penso immediatamente alle tre foglie e all'ignoto artista, convincendomi che il Regno di Dio è anzitutto questo: semi di bellezza sparsi nel mondo in modo gratuito, a disposizione di chiunque, capaci di affascinare in modo discreto e spesso misterioso il cuore dell'uomo, fino a muoverne gli affetti, l'intelligenza, la volontà, la libertà perché tutto in lui divenga solo Bellezza da spargere con altrettanta gratuità. Credere al Vangelo è - anche - scegliere di fare il mondo migliore di come lo si è trovato, creando armonie nuove con ciò che riceviamo in dono.
Sì, il Regno di Dio è un'irriducibile istanza di Bellezza - e Bontà, Giustizia, Verità... in una parola: Vita - continuamente rivolta all'uomo e che, se può mostrarsi anche nell'armonia di una foglia, si rivela però più abbondantemente sul volto dell'uomo, domandando di essere scoperta esattamente dentro l'umanità propria e del prossimo, per quanto misera, limitata, ferita, sporca e abbruttita possa apparire.
E penso agli infiniti anonimi collaboratori di questo Regno e di questa Bellezza che, magari senza professare alcun credo e senza nemmeno rendersene conto, continuano ogni giorno ad abbellire le cose ma soprattutto a riconoscere e a valorizzare la ricchezza presente negli altri, senza alcuna ricompensa se non il gusto del Bello (e del Buono, del Giusto, del Vero). «Cercare il Regno e la sua giustizia» non è altro che questo e costoro saranno quelli che passeranno avanti nel Regno dei cieli. Perché se ho provato riconoscenza io - io che "sono cattivo" - per l'ignoto artista delle tre foglie, quanta gratitudine proverà il Padre Buono per tutti loro?
Anno nuovo? «Bellezza tanto antica e tanto nuova». Tutta da amare. Perché «fatti non fosti a viver come bruti». E neppure come brutti, che poi è lo stesso.