«Fate dunque un frutto degno della conversione». Responsabilità personali e responsabilità sociali.
Omelia della Seconda di Avvento di Rito Ambrosiano
1 In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!". 3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. 5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile". (Mt 3, 1-12)
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Il tema del portare frutti buoni che risuona sulla bocca del Battista, in Mt ritorna ripetutamente.
Nel discorso della montagna per distinguere i falsi profeti dai veri, al cap 12 per definire l'uomo dalla buona o cattiva condotta morale, nell'immagine dell'accogliere o meno la Parola rappresentato dai terreni, infine nell'episodio del fico sterile.
Il cammino del discepolo non è per Mt una questione di principio ma di fatti concreti, azioni, atteggiamenti, scelte che siano secondo la parola del Vangelo.
Ma la parola del Battista che chiama alla conversione, ha una caratterizzazione ulteriore: è rivolta a un popolo.
C'è una dimensione personale della conversione che deve maturare frutti individuali. Nondimeno, c'è un piano collettivo della conversione che fa riferimento a quella quantità di ingiustizie e storture non riconducibili esclusivamente o direttamente a singole azioni personali, ma a meccanismi sovra individuali di carattere sociale.
Di fronte a fenomeni come questi, c'è sempre la corsa a smarcarsi dalla responsabilità.
Se un uomo ammazza una donna: «Ma io non ho mai trattato male nessuno... Non sono tutti così... Io cosa c'entro?».
Se un giovane compie un atto di vandalismo: «Io ai miei figli ho sempre insegnato il rispetto... Non è colpa mia se non insegnano più l'educazione...».
E via dicendo con possibili mille altri esempi che suonano tutti come quel: «Noi abbiamo Abramo per padre».
Pensare di tirarsi fuori da ciò di cui comunque siamo parte socialmente è un atto vile.
Il Vangelo chiama a tutt'altro.