«”Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà.” Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» (Gv 6, 27.34-35)
Che Tu sia cibo e bevanda.
Così ti mostri, così ti vuoi, così speri di poterti offrire.
Per me, per noi. Affamati e assetati. Ostinati compratori di un pane e un vino che non superano domani.
Parli il vocabolario dei terrestri, con parole che grondano infinito.
Mangiare, bere. Darsi da fare.
La vita eterna scorre nei meccanismi dell’umano più semplice e ordinario.
Si crede con le mascelle. Si ha fede con le viscere. Si professa con i calli delle mani.
CrederTi è assimilarTi. Lasciare che Tu sia fibra delle nostre fibre.
Sbando col cuore di fronte al tuo sorprendente osare: così tanto ci vuoi?
Immischiare ogni frammento di Te con ogni frammento di noi. Senza distinzioni: miserie e nobiltà, virtù e vizi, luci e ombre.
Come siamo riusciti a fare di Te una gelida scienza speculativa? Come abbiamo potuto rinchiuderTi in una selva di precetti asettici? Come è accaduto l’averTi costretto in un recinto di pratiche spersonalizzanti? Come si è accettato di ridurTi a un modello di buone opere?
Abbiamo tentato di riportarti sul Calvario lasciandoti appeso lì.
Ma Tu sei vivo. Pane vivo. Sangue di Vita.
Che Tu sia cibo e bevanda.
E sia fatta la Tua volontà.