Pensieri da Corpus Domini
Mi sono affannato a garantirmi un posto per sedere a quella mensa. Ansioso mi ci sono poi accomodato, nel dubbio di non aver ancora versato il giusto prezzo, con lo scrupolo d'aver forse usurpato un posto. E mi alzavo gonfio di me e ancora affamato di Lui.
Mi sono logorato a guadagnarmi il diritto di entrare a quel convito. Imbarazzato ho varcato poi la soglia, nel timore di non aver ancora l'abito adatto, con l'angoscia d'esser detto prima o poi clandestino. E mi alzavo ebbro di me e ancora assetato di Lui.
Poi l'ho visto. Sedere a tavola coi pubblicani. Lasciarsi onorare dalle prostitute. Toccare senza paura i lebbrosi. Dividere la sorte con i ladri. Chiamare amici i traditori.
E ho sentito. Che se non ho meriti ma peccati. Che se non ho dignità ma miserie. Io sono l'Invitato a quella mensa.
Così torno a quel Pane, senza affanno, soprattutto quando sento di non meritarlo.
Perciò corro a quel Vino, senza logorarmi, specialmente quando so di non esserne degno.
Torno e corro beato, perché invitato.
A chiedere che sia detta ancora una volta quella irragionevole e incommensurabile Parola di Misericordia.
E mi alzo sazio, di Lui. E ne esco dissetato, da Lui.